Lavorando con i bambini è impossibile non notare come, già nei primi anni di scuola primaria (ma anche prima), la maggior parte di loro abbia terrore puro dell’errore.
L’errore è visto come il più grande sbaglio, come un’onta sulla carriera (!) scolastica, come un motivo di vergogna.
Questo deriva in buona parte dall’educazione che viene fornita in famiglia ma anche dalla socializzazione che i bambini hanno fin dai primi anni di vita.
In particolare modo i maschi, ma le femmine non ne sono esenti, sono chiamati ad una competitività propria degli adulti fin dalla prima infanzia anche attraverso gli sport che vengono proposti.
Uno su tutti il calcio (ma non è il solo, pur essendo il più diffuso) dove sono molto più accaniti i genitori rispetto ai bambini sul vincere e battere l’avversario.
Tutti questi atteggiamenti, anche se a noi adulti sembra siano estranei al mondo della scuola, si ripercuotono in tutti gli ambiti della vita di un bambino. Ricordiamoci sempre che anche loro, come noi, non sono a compartimenti stagni ma fortunatamente sono un meeting pot della loro vita, delle loro esperienze e del loro essere esseri umani inseriti nel mondo che ne assorbono ogni minimo dettaglio.
Apologia dell’errore
E l’errore fa parte del nostro mondo, fa parte della nostra crescita, fa parte della loro crescita.
L’errore è importante tanto quanto l’apprendimento, anzi, lo è molto di più.
Maria Montessori diceva che l’errore porta il bambino ad apprendere meglio, e proprio per questo in tutti i suoi materiali il bambino ha pieno controllo dell’errore e, quando si accorge di averlo commesso, tutti gli strumenti per l’autocorrezione.
Esiste poi una vera e propria Pedagogia dell’errore nata a metà 900 con Karl Popper che diceva
“La nostra conoscenza si accresce nella misura in cui impariamo dagli errori, anche se non possiamo mai conoscere nel conoscere con certezza”
Crescere senza paura dell’errore
Noi adulti, sia come educatori che come genitori, abbiamo l’importante funzione di prendere coscienza di quanto sia limitante una crescita in funzione dell’errore (come quella avvenuta per molti decenni) e quanto invece sia importante imparare a convivere con esso ed apprendere il più possibile.
Valorizziamo ciò che i singoli individui sanno fare, non quello che non sanno fare.
Se un bambino è bravo nello sport e meno nella matematica proviamo a mescolare questi due mondi e l’apprendimento non potrà che risentirne in maniera positiva.
Non deve essere enfatizzato l’errore ma la competenza che porta al superamento dell’errore.
E soprattutto ricordiamoci che non esistono discipline “complementari” o corollarie, ma solo discipline che hanno tutte lo stesso valore davanti alla vita.
La maggior parte delle competenze essenziali per una crescita equilibrata e “piena”, infatti, non sono materie scolastiche.
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