In casa GreenWoMam siamo arrivati ai due anni, i fantastici due anni che portano con loro tanta voglia di indipendenza e di conseguenza anche la volontà di definire i propri spazi e la propria personalità. Proprio per questo ho usato la parola “capricci” fra virgolette per ribadire un concetto per me fondamentale: i “capricci”, così come li intendiamo noi, NON ESISTONO. So che è una frase facilmente attaccabile e che quando un bambino si stende sul pavimento gridando al supermercato per un motivo futile e banale è difficile pensarlo ma davvero ne sono fermamente convinta.
E quindi? Cosa sono questi gesti che ci fanno dubitare che quel bambino sia ancora nostro figlio? Molto semplicemente sono opposizioni necessarie per far si che il bambino capisca dove sono i suoi limiti. E’ una fase fondamentale della crescita del bambino che deve essere vissuta per far si che i limiti vengano completamente fatti suoi. Ragion per cui i limiti devono esserci, pochi ma chiari.
Dopo questa dovuta premessa passiamo adesso alla gestione di queste opposizioni che, seppur normali, portano inevitabilmente dei disagi in famiglia vista la difficoltà che a volte si ha nel comprendere il perchè di questi comportamenti.
Come gestire i “capricci”?
La disciplina tradizionale, o perlomeno quella che è stata applicata alle generazioni scorse e che è entrata a far parte dei comportamenti condivisi, prevede l’utilizzo di punizioni che talvolta sfociano nei ricatti e che, nella maggior parte dei casi molto semplicemente non funzionano, perchè aumentano la frustrazione del bimbo e il malessere dei genitori.
Credo che nessun genitore si senta bene nell’infliggere una punizione al proprio figlio così come nessun genitore ama utilizzare ricatti per portare il piccolo a raggiungere un obiettivo. Questi comportamenti sono però talmente entrati a far parte del comportamento comune che è normale vederli e replicarli.
Non nego che anch’io a volte avrei la tentazione di farlo, ma in questi momenti, che vi assicuro a due anni sono frequenti, mi metto molto semplicemente nei panni di mio figlio. Questa empatia nei confronti dei bambini viene espressa benissimo nel libro “Besame mucho” di Carlos Gonzales, che è il padre moderno della disciplina dolce che vi consiglio di leggere, non per convincervi che la disciplina dolce è “la retta via”, ma per avere una prospettiva diversa da quella che abbiamo sempre visto e appreso.
In questi momenti la tentazione di reagire con uno scapaccione (che in gergo comune viene anche definito “sano”), o con delle grida o con una punizione è innegabilmente tanta ma lo sforzo che deve fare il genitore, in quanto adulto, è quello di mettersi nei panni del bambino e riconoscere le sue emozioni. Si, riconoscere che in quel momento il bambino vive un’emozione forte che nemmeno lui sa come gestire e aiutarlo nel riconoscerla e gestirla.
Time-out e time-in
Un’altra strategia che negli ultimi anni viene molto utilizzata e consigliata, soprattutto da programmi televisivi e correlati che parlano di educazione, è la tecnica del time-out. Questa tecnica consiste nell’allontanarsi nel massimo momento di “rabbia” facendo sedere il bambino nella “sedia della riflessione” o semplicemente con il classico “vai in camera tua”.
Sebbene questa tecnica non sia aggressiva come lo schiaffo o lo scapaccione (a cui dedicherò un post a parte), è altrettanto vero che è una tecnica di “allontanamento“: il bimbo vive una forte emozione, non riesce a gestirla e non ha nessuno che lo aiuta in questo in quanto il genitore, la persona preposta, lo allontana volontariamente. Voi come vi sentireste?
Molto meglio quindi utilizzare i time-in ossia invece di allontanare avvicinare.
Non è assolutamente semplice, lo riconosco, per nessuno, figuriamoci per i genitori però credo sia dovuto ai nostri figli.
Voi che ne pensate?
16 Comments
IlmondodiChri
Febbraio 21, 2018 at 10:22 amCalma e tanta pazienza
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:51 amTaaaanta tanta pazienza!
Piano Terra lato Parco
Febbraio 21, 2018 at 10:39 amIo non sono mai riuscita a usare un ricatto con il mio Eddy. Mi sembra una cosa tanto brutta. E poi come faccio ad insegnargli a non ricattare se io per prima lo ricatto?
Bellissimo post!
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:50 amGrazie mille! Il ricatto, così come lo schiaffo, purtroppo sono retaggi dell’educazione dei decenni passati, riuscire ad evitarli è una grossa sfida ma ce la si può fare!
Valentina
Febbraio 21, 2018 at 11:29 amSicuramente è un periodo non facile…sia per i figli che per i genitori!
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:49 amQuesto sicuramente! Ma è un buon motivo per crescere insieme!
Daniela Vietri
Febbraio 21, 2018 at 11:47 amEcco degli altri ottimi consigli!
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:49 amGrazie Daniela!
Francesca
Febbraio 21, 2018 at 1:03 pmDiventerò presto mamma e questo articolo fa riflettere… l’educazione di un bambino è una gran bella sfida. Tra le mamme che lasciano “passare” tutto senza mai rimproverare e i modi hitleriani di mia nonna che invece non te ne faceva sfuggire una credo ci sia una via di mezzo ma è un equilibrio sottile da raggiungere ogni giorno… che sfida!
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:48 amCiao Francesca, credo che sfida sia proprio la parola adatta. E’ tutto un equilibrio che non dipende solo dal genitore ma anche dal figlio e che quindi è in costante crescita!
In bocca al lupo per la futura nascita!
Diana
Febbraio 21, 2018 at 9:19 pmLa mia treenne ancora non è uscita dal tunnel dei terrible two ?. Ma il suo difetto è che risponde, deve avere sempre l’ultima parola. Io le ho provate tutte, a dire il vero, dallo scapaccione al time-out. Raramente sono riuscita nel time-in. Non sempre fa “capricci” esagerati, ma quelle rare volte fa partire l’embolo.
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:47 amCiao Diana, ti capisco, quando si impegnano riescono davvero a far partire l’embolo. In quei momenti se proprio non si riesce nel time-in io passo al time out, è allontanamento ma è sempre meglio di uno scapaccione!
Serena
Febbraio 22, 2018 at 10:27 pmCi vuole molto autocontrollo per mettere in pratica questi metodi di disciplina dolce nei momenti più critici ma con l’esercizio credo ci si possa riuscire
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:46 amCiao serena, già. L’autocontrollo è tutto ma molte volte è davvero difficile, bisogna autoeducarsi oltre che educare i piccoli. E non sempre mettersi in discussione è semplice.
Tiziana
Febbraio 26, 2018 at 2:32 pmTime in assolutamente! …e ovviamente infinita pazienza. Hai scritto una cosa bellissima: metterci nei loro panni di bambini è la cosa più giusta da fare!
Martina
Febbraio 27, 2018 at 5:44 amGrazie Tiziana, purtroppo non è semplice, perchè comunque noi siamo adulti, abbiamo un vissuto di esperienze peculiare, ma è secondo me la miglior cosa che possiamo fare per i nostri bimbi!